Ieri mattina si è svolta la conferenza dei servizi indetta dall’Autorità Portuale di Taranto con
oggetto il " Rapporto di sicurezza del porto di Taranto ", un adempimento previsto dalle norme sui
rischi da incidenti rilevanti (la cosiddetta “Direttiva Seveso”).
Legambiente è stata l’unica realtà associativa che ha presentato osservazioni nel merito,
chiedendo ed ottenendo di essere audita nel corso della conferenza dei servizi.
Le critiche dell’associazione verso il “Rapporto” si sono incentrate sulla rappresentazione degli
elementi vulnerabili dell’area portuale e sugli scenari incidentali. Per Leo Corvace, che ha
partecipato ai lavori, “i pericoli sono stati esposti in maniera generica per categoria di eventi e non
in relazione a ciascuna sostanza e al pericolo specifico ad essa relativo”. Il maggior rilievo di
Legambiente nei confronti del “Rapporto” ha riguardato la scelta di considerare effetti e calcoli di
probabilità di incidenti inerenti soltanto le navi al largo (come ad esempio le collisioni) e non il
rischio a cui navigli in transito o ormeggiati sono sottoposti in relazione a probabilità di incidenti
legati all’eventuale detenzione di sostanze pericolose nei terminali portuali in gestione di ENI,
ILVA e TCT. Tale lacuna si è ripercossa anche nella rappresentazione della cartografia prodotta.
Per Corvace “occorreva considerare inoltre gli effetti di incidenti che possono derivarsi in termini
di effetto domino da stabilimenti anche non soggetti alla Direttiva Seveso. Analoghe considerazioni
vanno effettuate rispetto ad automezzi e treni che trasportano merci pericolose lungo la strada dei
moli e sulla statale 106, quindi a ridosso degli stabilimenti rientranti nell'applicazione della stessa
normativa”.
Per Lunetta Franco, presidente del circolo tarantino di Legambiente, “grave è aver omesso
di analizzare, nel ‘Rapporto’le problematiche connesse all'inserimento di Taranto nella lista dei
porti a rischio nucleare. Opportuno sarebbe stato anche fornire informazioni sulle istruttorie in
corso riguardanti ENI ed ILVA in ordine ai vari obblighi imposti dalla ‘Direttiva Seveso’ e sul
rispetto dei quali si sono registrati ritardi ed inadeguatezze inaccettabili”..
Legambiente rileva come nel “Rapporto” non sia stata riportata neanche la posizione di ENI
ed ILVA rispetto alla certificazione antincendio. Secondo una nota del Comando Provinciale dei
Vigili del Fuoco del 1° giugno 2012, in risposta ad una formale richiesta dell’associazione, ENI ed
Ilva ne sarebbero ancora prive non essendosi esaurite le istruttorie di valutazione dei loro rapporti di
sicurezza.
“Sulla base delle osservazioni presentate e della frequenza di incidenti di recente accaduti
nell’area portuale” – conclude la nota di Legambiente – “non riteniamo condivisibili le conclusioni
rassicuranti contenute nel ‘Rapporto integrato di sicurezza portuale’ presentato.”
13 novembre2012