Circolo di Taranto Taranto, 31 gennaio 2012
COMUNICATO STAMPA
“I periti confermano quanto sostenuto da Legambiente in tutte le sedi e cioè che sono
necessarie misure decisamente più’ rigorose per contenere il massiccio carico
inquinante provocato dall’Ilva. L’azienda, da parte sua, con il ricorso al Tar contro
l’Aia vuole “ammorbidire” le già insufficienti prescrizioni. Adesso Istituzioni e
Ministero non possono far finta di niente e devono pretendere l’adozione di
tecnologie e pratiche operative che minimizzino le emissioni.” Questo il commento di
Lunetta Franco
e Leo Corvace del Circolo tarantino di Legambiente in merito
alle conclusioni della “superperizia” predisposta dal Gip nell’ambito del
procedimento per disastro ambientale a carico dell’Ilva rese note nei giorni scorsi.
“Le conclusioni dei periti sono di grande rilevanza” – continuano i due esponenti di
Legambiente – “in quanto affermano che nello stabilimento non sono adottate “tutte
le misure idonee ad evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla
salute dei lavoratori e di terzi”. Sono inoltre di estrema importanza sia rispetto al
ricorso al TAR inoltrato dall’azienda, sia rispetto alle misure da assumere per far
fronte all’emergenza PM10. Da esse vengono infine conferme sulla denuncia
effettuata a giugno da parte del NOE in merito al fenomeno dello “slapping” in
acciaieria”.
I periti, inoltre, non si limitano ad evidenziare i punti deboli dei vari impianti
Ilva, ma indicano gli interventi necessari per ridurne il carico inquinante
.
In merito alla diossina, ad esempio, l’attenzione deve essere rivolta all’efficacia degli
elettrofiltri installati sull’agglomerato per impedire la dispersione delle polveri
captate e alle modalità di smaltimento delle stesse nelle discariche interne. Le polveri,
in base al loro livello di contaminazione da diossina, sono destinate a differenti
tipologie di discariche. Non risulta però che vengano effettuati adeguati controlli nel
merito. Tali questioni, già sollevate dalle associazioni in sede di procedimento per il
rilascio dell’AIA, sono state ignorate dalla commissione IPPC e dal Ministero
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dell’Ambiente i quali, nella versione definitiva dell’AIA, hanno eliminato la
prescrizione riguardante “il controllo sistematico delle ricadute al suolo dei
microinquinanti“.
Circa la mancata adozione di tutte le misure idonee ad evitare le emissioni fuggitive,
le risposte dei periti confermano le critiche, rivolte da Legambiente all’AIA rilasciata
all’Ilva. La commissione IPPC ed il Ministero dell’Ambiente hanno infatti
scandalosamente eliminato o sminuito importanti prescrizioni contenute nei
documenti presentati in fase istruttoria come “l’adozione di un sistema di
monitoraggio ad alta risoluzione temporale lungo il perimetro della cokeria“
(eliminata); “lo studio per la riduzione delle emissioni diffuse e fuggitive”
(confermato ma finalizzato non più al raggiungimento dell'80 % ma del 50 % di
diminuzione delle stesse emissioni e comunque senza fissare un termine temporale
per il raggiungimento degli obiettivi); Commissione IPPC e Ministero hanno inoltre
modificato in maniera inaccettabile i criteri di valutazione dei tempi delle emissioni
visive, svuotando di fatto la portata della prescrizione riguardante “l’istallazione di
un sistema di monitoraggio a videocamera in varie postazioni strategiche all'interno
dello stabilimento”.
Tutte prescrizioni rivendicate da Legambiente e che avrebbero potuto tenere sotto
controllo le emissioni non convogliate dai vari impianti. Su questo tema la perizia ,
riportando dati preoccupanti anche per i parchi minerali, rende ancora più
s tringente la necessità di procedere alla loro copertura per far fronte
all’emergenza PM10. Le Istituzioni interessate non possono non tenerne conto.
Dalla perizia emergono altri dati, come la differenza anche notevole delle prestazioni
ambientali tra una batteria e l’altra, che impongono di allineare le suddette prestazioni
a quelle migliori rilevate e l’installazione da parte dell’Ilva del sistema di
abbattimento delle emissioni convogliate dai camini della cokeria. Una prescrizione
prevista nell’AIA (tra le poche rigorose) ma che l’azienda tenta di eliminare con il
suo ricorso al TAR cui Legambiente ha presentato opposizione.
Non va sottovalutato, infine, che le conclusioni dei periti possono fornire ulteriori
elementi a sostegno delle eventuali vertenze dei lavoratori in tema di salute e
sicurezza nonché delle richieste di risarcimento per danni subiti a vario titolo a causa
delle emissioni inquinanti dello stabilimento siderurgico.
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