"L'accordo della Cop28 sancisce per la prima volta l'uscita dalle fonti fossili in modo da raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, con un'accelerazione dagli anni di qui al 2030, triplicando le rinnovabili e raddoppiando l'efficienza energetica. La scelta di prevedere una "transition away" graduale per la fuoriuscita da gas, petrolio e carbone - commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - rappresenta un timido passo avanti su cui, però, ora i Paesi devono dimostrare azioni decise, senza più tentennamenti o inspiegabili rinvii, perché il tempo incalza e la crisi climatica avanza ad un ritmo sempre più veloce. Ben venga l'impegno a triplicare le rinnovabili e a raddoppiare l'efficienza energetica. Ora l'Italia deve fare la sua parte in linea con l'accelerazione che dovrà esserci a livello europeo e ascoltare la scienza".
Dal Governo Meloni ci aspettiamo un deciso cambio di passo con la definizione di una road map nazionale per la decarbonizzazione che preveda in primis una revisione ambiziosa del PNIEC per ridurre almeno del 65% le emissioni entro il 2030, mentre la versione attuale ci consente solo il 40%. Preoccupa, a tale proposito, il grande passo indietro dell'Italia che scende dal 29°al 44°posto nella classifica delle performance climatiche dei principali paesi del Pianeta, perdendo ben 15 posizioni. Un risultato raggiunto soprattutto per il rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti e per una politica climatica nazionale fortemente inadeguata a fronteggiare l'emergenza, secondo quanto emerso dal rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute,realizzato in collaborazione con Legambiente per l'Italia, e presentato durante la COP 28 a Dubai.
Altro passo importante per l'Italia dovrà essere la rimodulazione e la cancellazione dei sussidi ambientalmente dannosi entro il 2030. Il nostro Paese, sino ad oggi, si è dimostrato pro-fossile e poco rinnovabile. Nel 2022, stando al nostro ultimo report diffuso in occasione della prima giornata del XVI Forum QualEnergia, i sussidi ambientalmente dannosi sono stati più che raddoppiati arrivando a quota 94,8 miliardi con i decreti per l'emergenza bollette causatadalle speculazioni sul gas e dopo l'aggressione militare russa in Ucraina. Il settore energia si conferma quello più sussidi con 52,2 miliardi di euro, seguito dal settore trasporti con 20,5 miliardi di euro. Tra gli altri settori c'è anche quello edilizio che, tra detrazioni fiscali, IVA agevolate, deduzioni IRPEF e crediti d'imposta, conta 17 miliardi di euro di sussidi ambientalmente dannosi. Troppo timide, invece, le politiche di eliminazione e rimodulazione dei sussidi attivati fino ad ora. A fronte dell'eliminazione di appena 6 voci nel 2022, pari a 193 milioni di euro, sono 53 le voci in più introdotte solamente per far fronte all'emergenza energetica per una spesa totale di 51,2 miliardi di euro.
Nel frattempo le rinnovabili sono ferme sulla carta con 1.400 progetti in valutazione al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE) ), tra valutazione impatto ambientale, progetti legati al PNRR e PNIEC, verifiche di ottemperanza, ritardi per le mancate semplificazioni. Tra questi, il più vecchio risulta essere il progetto di eolico off shore presentato nel Golfo di Manfredonia nel lontano 2008, e che da allora ha avviato ben tre modifiche di progetto riducendo il numero di torri dalle iniziali 100, poi a 65 e poi ancora a 50 e che oggi, dopo ben 15 anni dovrebbe essere, secondo quanto riportato sul portale del MASE, alla firma del Ministro. Solo investendo sulle rinnovabili l'Italia potrà colmare l'attuale ritardo e centrare l'obiettivo climatico del 65%, in coerenza con l'obiettivo di 1.5°C, grazie soprattutto al contributo dell'efficienza energetica e delle rinnovabili".
Per Legambiente l'Accordo siglato dalla Cop28 presenta però tre talloni d'Achille legati innanzitutto al ricorso alle tecnologie d'abbattimento di emissioni di anidride carbonica e all'utilizzo di fonti fossili come combustibili di transizione per garantire la sicurezza energetica. È inoltre mancato un serio impegno per la finanza climatica indispensabile per aiutare i paesi più poveri e vulnerabili ad accelerare la fuoriuscita dalle fossili.
"Ora l'Europa e l'Italia – aggiunge Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente - dovranno impegnarsi affinché si acceleri questa uscita dai combustibili fossili raggiungendo almeno il 50% di rinnovabili e almeno il 20% di efficienza energetico per ridurre le emissioni del 65% entro il 2030, e così facendo arrivare alla fuoriuscita del gas fossile entro il 2035 (per raggiungere il 100% da rinnovabili nel settore elettrico) e dal petrolio nel 2040, e quindi raggiungere la neutralità climatica prima del 2050. Solo in questo modo a livello globale potremmo mantenere vivo l'obiettivo del grado e mezzo".
Lunedì, 18 Dicembre 2023 14:49
COP 28: un timido passo avanti verso l'addio ai combustibili fossili
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Consapevolezza Ambientale
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