Sul progetto di un dissalatore sul Tara, AQP con un suo comunicato ha reso noto che "...Il tema della mitigazione degli impatti energetici era stato affrontato in primo un incontro con Legambiente Puglia e Legambiente Taranto già a marzo del 2024 ed è arrivato a soluzione in un nuovo appuntamento svolto il 31 gennaio, quando AQP ha comunicato all'associazione che riuscirà a coprire l'intero fabbisogno energetico dell'impianto approvvigionandosi di energia proveniente da fonti rinnovabili certificate tramite Garanzie di Origine...." AQP ha omesso però di comunicare che, in entrambi quegli incontri, Legambiente ha ribadito con fermezza la presenza di altri impatti e criticità, di grande rilevanza, che o non sono stati considerati o sono stati affrontati in maniera del tutto insoddisfacente, e senza la cui soluzione ritiene il progetto non accettabile. In particolare l'associazione ha evidenziato l'utilizzo di acque del Tara da parte di Acciaierie d'Italia e il suo diritto, contrattualmente previsto, a ricevere acqua del Sinni, che non ha bisogno di essere dissalata, in caso di indisponibilità di quelle del Tara.
Legambiente infatti ha chiesto, proprio dopo l'ultimo incontro con AQP, che venga sospeso l'iter autorizzativo relativo al progetto sollecitando un confronto urgente al Presidente e all'Assessore all'Ambiente della Regione Puglia per verificare come siano rivalutabili in atti formali le criticità che non hanno trovato riscontro nel giudizio di compatibilità ambientale.
Per AQP il dissalatore è un'opera necessaria. Per Legambiente i dissalatori sono solo l'ultima ratio per l'approvvigionamento idrico, ad esempio in territori, come le piccole isole, dove le alternative o non ci sono o risultano ancora più impattanti.
In questo caso, invece, esistono altre fonti di approvvigionamento idrico, non considerate, il cui apporto sarebbe di gran lunga superiore a quello atteso dal dissalatore, a partire dall'attivazione della traversa Sarmento, posta sull'omonimo corso d'acqua in Basilicata. Attesa da oltre 40 anni, dovrebbe portare nella diga circa 80 milioni di metri cubi di acqua in più all'anno: una quantità quadrupla rispetto a quella che AQP ha ipotizzato possa rivenire dal dissalatore sul Tara, capace da sola di rifornire di acqua potabile sia i 540mila abitanti della Basilicata che i 550mila della provincia di Taranto. Si tratta di un apporto finora mai canalizzato e che, dopo 40 anni, dovrebbe essere considerato realizzabile in tempi rapportabili a quelli di realizzazione del dissalatore con costi molto più contenuti. Ad esso va aggiunto l'apporto che può rivenire dalla canalizzazione delle acque del Sauro, altro corso d'acqua lucano che attualmente non fornisce disponibilità perché in fase di ricostruzione, e che dovrebbe apportare circa 30 milioni di metri cubi di acqua in più all'anno: una volta e mezza quella prevista possa rivenire dal dissalatore.
Grazie ad entrambi gli apporti si realizzerebbe una maggiore resilienza sia del sistema idrico pugliese che di quello lucano: un elemento di grande rilievo perché i numeri dicono con chiarezza che la Puglia sarà sempre dipendente dagli apporti rivenienti da altre regioni italiane e che, quindi, la sicurezza dei suoi approvvigionamenti dipende in primo luogo dalla presenza di sufficienti risorse idriche anche nelle regioni da cui dipendiamo e continueremo a dipendere. L'ipotesi che qualcuno tagli i rifornimenti idrici alla Puglia corrisponde ad uno scenario apocalittico cui l'eventuale dissalatore sul Tara non sarebbe comunque in grado di rispondere se non in maniera parziale e insufficiente, del tutto inadeguata peraltro all'ingente investimento economico, quasi 100 milioni di euro, che esso comporta. Invece che alimentare una narrazione che evoca la paura della chiusura dei rubinetti occorre concentrare gli sforzi economici sulla possibilità di una maggiore raccolta di acqua negli invasi esistenti e nella costruzione di nuovi, oltre che sulla accelerazione nella riduzione delle perdite e sulle opere necessarie a far arrivare nelle campagne, agli agricoltori, l'acqua depurata affinché sia effettivamente utilizzata a fini irrigui.
I dissalatori rappresentano sistemi industriali altamente energivori. Per far funzionare quello sul Tara sarebbero necessari all'anno, ben 30.755.169 kwh, l'equivalente dei consumi di circa 35/40.000 persone, più degli abitanti del comune di Massafra. La loro alimentazione al 100% con fonti rinnovabili, con impegni che devono trovare riscontro in atti formali, che precedano la conclusione degli iter autorizzativi, è quindi, per noi, solo il cosiddetto "minimo sindacale", una condizione indispensabile nell'ipotesi malaugurata che il dissalatore venga realizzato, accanto al mantenimento di una qualità del fiume buona, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2000/60 della Comunità Europea, per tutti i 12 mesi dell'anno e non solo per 10 come attualmente previsto. Nelle nostre Osservazioni, peraltro, abbiamo chiesto che, in caso di realizzazione del dissalatore, AQP si faccia carico della costruzione in ambito regionale, in un arco di tempo ben delimitato e correlabile, di nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili per una produzione pari a quella necessaria a rifornire il dissalatore stesso. Ma questo continua a non essere previsto.
Martedì, 18 Febbraio 2025 09:53
Dissalatore sul Tara, gravi i problemi senza soluzione: inaccettabile. Le alternative esistono. Un progetto inadeguato, costoso, energivoro
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Il Territorio e il Mare
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