Il 2 aprile 2025 era stato varato il PIC, il Parere Istruttorio Conclusivo contenente le 477 prescrizioni tecniche per il rilascio della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) allo stabilimento ex Ilva di Taranto. Avrebbe dovuto segnare una tappa verso il controllo dell'inquinamento. Invece, è diventato il simbolo di una grave asimmetria procedurale e di un'evidente ingiustizia ambientale.
Il procedimento avrebbe dovuto proseguire con il passaggio del PIC alla Conferenza dei Servizi e poi al Ministero dell'Ambiente per l'emanazione del decreto autorizzativo. Ma qualcosa di strano è avvenuto. Quel parere istruttorio del 2 aprile non è mai stato ufficializzato. Non è stato messo a disposizione delle associazioni ambientaliste come PeaceLink o Legambiente, che pure partecipano formalmente alla procedura AIA e hanno presentato osservazioni puntuali.
Le associazioni escluse, l'azienda privilegiata
Mentre alle associazioni, portatrici dell'interesse pubblico dei cittadini alla salute ed all'ambiente, non è stata fornita alcuna informativa ufficiale sul contenuto del PIC, il gestore dello stabilimento ha potuto leggerlo, analizzarlo e proporre un'ondata di modifiche criticando i costi eccessivi per l'applicazione delle 477 prescrizioni.
Quelle modifiche sono state esaminate dal gruppo istruttore e si sarebbe dovuti arrivare alla Conferenza dei Servizi agli inizi di maggio. Ma l'azienda, evidentemente spalleggiata dal Ministro Urso, ha inviato una seconda ondata di proposte di modifica.
Risultato? Un nuovo PIC è stato prodotto il 4 giugno 2025, riscrivendo quello che doveva essere un parere "conclusivo".
Un grave squilibrio democratico
In tutto questo percorso a tappe forzate, alle associazioni ambientaliste non è mai stato ufficialmente comunicato né il primo, né l'ultimo PIC. Né hanno potuto leggere – e tantomeno controbattere – le proposte di modifica dell'azienda, che invece ha goduto di un accesso privilegiato, con l'evidente possibilità di influire sul contenuto del parere del gruppo istruttore.
Siamo dunque di fronte a un procedimento sbilanciato e opaco, che ha calpestato la parità di trattamento tra le parti. Un'azienda accusata di essere tra le principali responsabili dell'inquinamento industriale ha ottenuto spazi di manovra e potere negoziale ben superiori a quelli concessi a chi rappresenta la cittadinanza che lotta per il diritto alla salute e all'ambiente. A chi, con fatica e competenza, cerca di tutelare il "popolo inquinato".
Chi rappresenta il popolo inquinato è stato escluso
Questa vicenda non è solo una questione tecnica o burocratica: è una questione etica e democratica. Il diritto alla conoscenza, alla partecipazione, alla trasparenza e alla difesa del bene comune è stato compresso.
Si sarebbe dovuto garantire l'equilibrio del procedimento, si è invece concessa una corsia preferenziale all'azienda, negando parità di accesso e di intervento alle altre parti in causa.
È inaccettabile che in un procedimento pubblico, destinato a regolare una materia così delicata come l'impatto ambientale e sanitario di un impianto ad alto rischio, le associazioni rappresentanti dei cittadini siano trattate come spettatrici mute, mentre l'azienda ha ottenuto poteri di conoscenza e di intervento.
Un appello alla legalità e alla giustizia ambientale
Occorre ora chiedere con forza che il Ministero dell'Ambiente ristabilisca un equilibrio procedurale, rendendo immediatamente pubblici tutti i documenti, compresi i pareri forniti dall'Istituto Superiore di Sanità sulla Valutazione di Impatto Sanitario presentata dall'azienda, e riaprendo i termini per le osservazioni, affinché anche chi rappresenta la comunità colpita possa esprimersi.
Perché una procedura che preclude parità di poteri ai cittadini non è una procedura accettabile.
La vicenda del PIC ILVA ci interroga tutti. Ed è bene che di tutto questo sia informato anche il Tribunale di Milano che deve esprimersi sulla prosecuzione o meno dell'attività produttiva dell'area a caldo dell'Ilva alla luce della sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea.
LegambienteTaranto e PeaceLink
Venerdì, 06 Giugno 2025 09:15
LegambienteTaranto e PeaceLink: il caso del PIC dell'ex Ilva di Taranto, trasparenza negata e par condicio calpestata
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L'Industria
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