Un Piano clima e energia per l'Italia efficace e redditizio, una roadmap di decarbonizzazione al 2030 e oltre per ridurre le emissioni di CO2 e creare lavoro, con vantaggi tangibili per l'ambiente, l'innovazione, la qualità della vita e l'economia: lo studio realizzato da Elemens per Legambiente (scaricabile dagli allegati) supera i limiti della Sen (che pure rappresenta un passo avanti nelle politiche energetiche italiane) e indica il percorso necessario e fattibile per il raggiungimento degli obiettivi previsti dall'Accordo di Parigi per fermare la crescita della temperatura del Pianeta entro 1,5-2 gradi.
Come tutti gli altri Stati membri dell'Unione Europea, entro il 2018 l'Italia dovrà presentare il Piano nazionale clima-energia con obiettivi al 2030 coerenti con quelli su energia e decarbonizzazione dell'Ue e una proiezione al 2050. I target e le policy proposti dalla Strategia energetica nazionale, però, non permettono il raggiungimento di questi obiettivi, concretizzabili invece con la strategia proposta da Legambiente. Lo studio presentato oggi, infatti, punta a obiettivi al 2030 coerenti con l'Accordo di Parigi (-55% di emissioni di CO2 invece del 40% della Sen) e scelte più ambiziose di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica sia nel vettore elettrico che in quello termico, raggiungendo così risultati ben più significativi in termini di consumo evitato di combustibili (49 Mtep/anno al 2030), con un conseguente risparmio di risorse pari a 5,5 Mld di euro all'anno, oltre a un aumento dei posti di lavoro nei settori emergenti dell'energia e dell'innovazione tecnologica pari a 2,7 milioni di posti tra permanenti e temporanei.
"Questo studio dimostra che l'Italia ha tutto l'interesse ad essere in prima linea nella sfida della sostenibilità, con obiettivi coerenti e più ambiziosi - ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini - che vanno a vantaggio delle imprese e dei cittadini, oltre che dell'ambiente. Grazie alle tecnologie di cui disponiamo, già oggi possiamo immaginare un futuro fossil free. Un futuro attraente e possibile fatto di case efficienti che si autoproducono l'energia e la scambiano, una mobilità sempre più elettrica e sostenibile con tram, metro e piste ciclabili, una industria innovativa e una agricoltura legata al territorio e avanzata nella produzione di biometano. La decarbonizzazione non è solo l'unica strada possibile per combattere i cambiamenti climatici, ma è anche una grande opportunità di modernizzazione e sviluppo del Paese. Al Governo chiediamo di mettere subito in campo politiche coerenti, a partire dalla Legge di Bilancio".
"A commento della conclusione della Conferenza di Parigi su cambiamenti climatici si disse di avere messo i combustibili fossili dalla parte sbagliata della storia – ha dichiarato il vice direttore del Kyoto Club Francesco Ferrante -. E così è evidentemente, se persino negli Usa di Trump le centrali a carbone hanno il destino segnato. Ma la strada dell'innovazione, della decarbonizzazione, di un futuro più pulito sembra avere ancora molti ostacoli. Specialmente nel nostro Paese, dove le scelte politiche degli ultimi anni hanno messo molti bastoni tra le ruote a tutte quelle imprese, amministrazioni, cittadini che su rinnovabili e uso efficiente delle risorse vogliono puntare. Questo studio dimostra invece che chiunque voglia governare deve prioritariamente lanciare un grande piano 'clima ed energia' per la modernizzazione e la decarbonizzazione italiana".
La ricerca dimostra come questi obiettivi siano raggiungibili grazie alla scelta di abbandonare il carbone, prevista dalla SEN al 2025, e di fare delle fonti rinnovabili e dell'efficienza la chiave con cui ripensare i settori dell'edilizia, dei trasporti, dell'industria e dell'agricoltura. In Italia le maggiori potenzialità di sviluppo sono rappresentate soprattutto dal solare e poi dall'eolico, non solo in termini di nuovi siti produttivi ma anche di revamping dei siti esistenti. Il problema è che per raggiungere il target previsto dalla SEN al 2030 l'eolico dovrà almeno raddoppiare la potenza installata (spingendo il revamping degli impianti esistenti), mentre il solare fotovoltaico è chiamato ad aumentare la potenza di almeno 3 volte rispetto a quella attuale (passando dagli attuali 350MW di installazioni all'anno a 3.000). E senza un cambio e un'accelerazione delle politiche (con nuovi sistemi incentivanti, contratti di lungo termine e l'apertura ai prosumer) questi numeri rimarranno impossibili da raggiungere.
Nel settore trasporti, in particolare nel contesto urbano, occorre recuperare il gap nella dotazione di Metro e Tram, in sistemi efficienti di TPL, in tutti i servizi innovativi di sharing economy orientati alla mobilità elettrica. Per il trasporto delle merci occorre investire nelle soluzioni a minor impatto ambientale con promozione del bio-metano e del gas liquefatto anche per trasporto pesante e navale. L'infrastruttura dei punti di ricarica è invece l'elemento cruciale per favorire un uso diffuso della mobilità elettrica.
Il settore industriale dovrà rappresentare il fulcro della domanda di decarbonizzazione con un equilibrato sviluppo di efficienza negli usi finali e di approvvigionamento soprattutto da fonti rinnovabili, sia da rete pubblica sia da sistemi di autoproduzione;
Nel settore civile gli interventi debbono coinvolgere in particolare gli edifici esistenti privati e pubblici, dove spingere una significativa riduzione dei consumi termici e promuovere l'autoproduzione e distribuzione di energia da fonti rinnovabili, all'interno di condomini e edifici commerciali.
La decarbonizzazione porta con sé un consumo evitato di combustibili, che nello scenario Legambiente 2030 è pari a 49 Mtep/anno al 2030, con due dimensioni economiche: un beneficio per minori spese del sistema energetico nazionale per l'acquisto delle commodities petrolio, gas e carbone, e un costo per minor gettito fiscale, derivante in particolar modo dalle accise sui prodotti petroliferi A prezzi attuali, al 2030 il beneficio di minor spesa è pari a 20,4 Mld€/anno mentre il costo di minor gettito fiscale è pari a 14,9 Mld€/anno: il risultato netto sono risorse risparmiate per 5,5 Mld€/anno. Inoltre, a queste valutazioni è possibile aggiungere la riduzione di spesa dalla eliminazione dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili che, complessivamente, il Ministero dell'Ambiente ha individuato pari a circa 11,5 miliardi di euro per il 2016.
L'adozione delle policy individuate nello Studio possono essere la base per innescare un significativo ciclo di investimenti nel settore energetico: si stima che, in termini cumulati al 2030, possano essere investiti 233 Milardi di Euro. Invece, in termini di impatto occupazionale diretto,
E' possibile stimare che – in termini cumulati al 2030 – possano essere create oltre 2,7 Milioni di unità lavorative permanenti e temporanee. Ma per riuscire a cogliere questi vantaggi occorrono scelte coerenti per avviare già nel 2018 il rilancio delle fonti rinnovabili e lo sviluppo di auto elettriche, sistemi di storage e di autoproduzione.
Lo studio completo è scaricabile dagli allegati.
Giovedì, 21 Dicembre 2017 11:13
Decarbonizzare l'Italia: una roadmap al 2030. Per Legambiente raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi è possibile e vantaggioso
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Consapevolezza Ambientale
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