Venerdì, 04 Gennaio 2019 17:08

Taranto, 700 chili di amianto raccolti dopo l'appello di Legambiente

Nei giorni scorsi  Legambiente aveva segnalato al Comune di Taranto la presenza di amianto nei pressi del Cimitero di San Brunone, trasmettendo anche le foto che alcuni cittadini avevano inviato all'associazione.
L'assessorato all'ambiente del  Comune, a seguito  della nostra segnalazione, ha effettuato una verifica e disposto un immediato intervento di bonifica a seguito del quale, secondo quanto riportato dalla stampa locale, sono stati raccolti ben 700 (settecento! ) chili di amianto mescolati a  44 quintali di altri rifiuti.
Grazie alla tempestività dell'intervento - che ci fa piacere segnalare - sono stati contenuti  i rischi per la salute  che derivano prevalentemente dall'inalazione delle fibre di amianto disperse nell'aria.

Va ricordato, infatti, che l'esposizione alle fibre causa patologie gravi come l'asbestosi (colpisce i polmoni e causa  insufficenza respiratoria) e tumori all'apparato respiratorio (pleura e polmoni) ma non solo (laringe e ovaie) e che non esiste una concentrazione limite al di sotto della quale si possa escludere il rischio di contrarre le malattie legate all'esposizione all'amianto. Malattie che possono insorgere anche dopo molti anni, anche fino a 40, e il periodo di latenza è talmente lungo che gli epidemiologi prevedono un picco delle malattie nei prossimi anni, dovuto in larga parte all'esposizione professionale, ma anche a quella domestica e ambientale.

Legambiente nel dossier "Liberi dall'amianto?" , sulla base delle risposte date dalle Regioni  ha censito sul territorio nazionale ben 370mila strutture dove è presente amianto di cui 20.296  siti industriali , 50.744 edifici pubblici  214.469  edifici privati.  Il quadro complessivo che emerge è abbastanza preoccupante, anche a livello sanitario: stando agli ultimi dati diffusi dall'INAIL, in Italia sono 21.463 i casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012, con oltre 6mila morti all'anno.

Di fronte a questa situazione, le procedure di bonifica e rimozione dall'amianto nel nostro Paese sono ancora in forte ritardo: con circa 7mila edifici pubblici e privati bonificati ad oggi . Per Legambiente sono tre le questioni prioritarie – bonifiche, smaltimento e leva economica – che devono essere affrontate con la massima urgenza. A partire  dal numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni  che incide sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione e senza tralasciare la diffusa pratica dell'abbandono incontrollato dei rifiuti. Lo smaltimento è infatti uno degli anelli deboli della catena: le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l'amianto sono solo 8  per un totale di 18 impianti  (di cui uno in  Puglia).

Insomma: sono passati quasi 27 anni dalla approvazione della legge che nel 1992 ha messo al bando l'amianto in Italia, ma questa fibra killer continua ad essere ancora molto diffusa e a minacciare la salute dei cittadini e l'ambiente. Anche a Taranto, dove sono numerosi i cumuli di rifiuti contenenti eternit disseminati nelle campagne e dove mani criminali continuano a lasciare questi pericolosi rifiuti anche nei pressi delle abitazioni.

In attesa che il problema sia affrontato come merita, sia a livello nazionale che regionale, chiediamo al  Comune  di Taranto di continuare ad affrontare l'emergenza costituita dai cumuli di amianto abbandonati  da criminali e incoscienti.  Ai cittadini rivolgiamo un appello  affinché non esitino a segnalare tutti i casi in cui, attraverso pratiche di smaltimento illecite, si mette a repentaglio la salute .

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